Abolire la miseria che conduce allo sterminio per fame

di Giuseppe Candido (*)

Il 41° congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito.

Ha eletto Maurizio Turco e Irene Testa segretario e tesoriere e intende ripartire dalla “grande battaglia Radicale” di Ernesto Rossi. Abolire la miseria, ma questa volta la lotta è a livello globale.

Nella relazione di Maurizio Turco, in apertura del Congresso, il neoeletto segretario ha citato dati e numeri delle Nazioni Unite sulla povertà, fame nel mondo, cambiamenti climatici e migrazioni. Dall’Agenda 2030, al rapporto sulle povertà multidimensionali delle Nazioni Unite. 

Nella mozione approvata sulla base della quale il Partito si muoverà nei prossimi anni, è scritto che: “il Congresso ribadisce che il sistema dei diritti umani fondamentali, attualmente sotto attacco sia a livello nazionale che a livello internazionale, …, costituisce una piattaforma non negoziabile in quanto tesa a garantire ad ogni persona, di qualsiasi nazionalità, sesso, religione, il minimo di diritti volti a riconoscere la stessa dignità umana”. Una “Dignità umana che” – si legge ancora –  “secondo l’ultimo rapporto sulla povertà della Banca Mondiale del 2018 non è garantita a 736 milioni di persone nel mondo che vivono in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di 1,90 dollari al giorno”. 

Centinaia di milioni di persone, – concentrate in India e Bangladesh e nell’Africa Subsahariana,- sterminate dalla fame e dalla sete, dai cambiamenti climatici e da politiche predatorie, e che per sfuggire alle condizioni inumane dei propri territori danno vita agli imponenti ed inarrestabili fenomeni migratori verso i cosiddetti paesi sviluppati”. 

Una fotografia che “coinvolge paesi sviluppati compresa l’Italia” e che “spiega il perché populismi, nazionalismi, protezionismi” … “trovino terreno fertile nelle fasce economicamente più fragili delle popolazioni di Paesi considerati sviluppati, secondo lo schema tipico … della guerra tra poveri che elettoralmente si rivela profittevole”.

Si è deciso di “Agire su questo fronte, con campagne finalizzate a concludere imponenti accordi di cooperazione tra Europa e Africa”, perché “significa anche agire direttamente sulle politiche migratorie e sulla stessa sicurezza a livello nazionale, come preconizzato da Marco Pannella con la campagna contro lo sterminio per fame nel mondo del 1979”.

“Bisogna occuparci dell’Africa perché altrimenti sarà l’Africa ad occuparsi di noi”. Quando 40 anni fa, nel 1979, Marco Pannella lanciava il manifesto-appello contro lo sterminio per fame nel mondo non lo ascoltarono in molti e, persino quando riuscì a raccogliere centinaia di adesioni, tra cui 113 premi Nobel, in calce a quel manifesto che indicava ciò che si poteva e si doveva fare, fu accolto con sufficienza o con l’indifferenza. 

E oggi il Partito che vuol far rivivere tutte le battaglie e rialzare tutte le bandiere, si muove per scongiurare il rischio che l’indifferenza prevalga ancora. 

Il 25 giugno del 1981, Marco Pannella, assieme al Partito Radicale che di lì a breve avrebbe aggiunto al proprio nome i qualificativi “Nonviolento”, “Transnazionale” e “Transpartito”,  presentò – contemporaneamente a Roma, Ginevra, Parigi, Bruxelles e New York – il Manifesto appello contro lo sterminio per fame nel mondo da lui redatto e sottoscritto da 113 premi Nobel, e il sostegno di Capi di Stato tra cui Francois Mitterand e Sandro Pertini. Poi le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica: marcia di Natale del 1982, marcia di Pasqua 1983 e nel 1984. 

Quattro anni dopo il Parlamento italiano voterà una legge per l’impiego di 1.900 miliardi di lire per un intervento straordinario contro la fame e gli aiuti allo sviluppo passarono dallo 0,08% del PIL del 1979, anno di inizio della campagna, allo 0,4% del 1986.

Avremmo dovuto fare di più. E oggi abbiamo di fronte i risultati di quella colpevole miopia.

Lo sterminio per fame è ancora in corso. Dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, approvata dai 193 Paesi del Globo nel 2016, stante dal 1990 ad oggi siano diminuiti di 170.000, ogni anno continuano a morire 6 milioni di bambini prima che abbiano compiuto i 5 anni di età. E come si leggeva in quell’’Appello contro lo sterminio per fame del 1979, anche oggi è vero che, “se” e solo “Se le donne e gli uomini, se le genti sapranno, se saranno informati, noi non dubitiamo che il futuro potrà essere diverso da quello che incombe … Ma solo in questo caso”. E anche oggi: Occorre subito scegliere, agire, creare, vivere, fare vivere”. 

È facile dire oggi “aiutiamoli a casa loro”, ma sappiamo che ha poco senso se è vero che la casa dove abiti non è un luogo in cui è possibile vivere né sopravvivere. Per guerre, desertificazioni, povertà.

L’UNHCR

Secondo, l’Alto Commissariato per i rifugiati, lo scorso anno 70,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalla propria casa per conflitti o persecuzioni. Di queste, 25,9 milioni sono rifugiati (di cui oltre la metà ha un’età minore di 18 anni) e ben 3,5 milioni sono i richiedenti asilo.

La povertà è ovunque. Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) ha pubblicato i nuovi dati sugli indici di povertà multidimensionale (MPI) 2019. La povertà non è infatti definita solo dal reddito, ma da un complesso di 10 indicatori relativi a salute, istruzione e qualità di vita. 

Nei 101 paesi studiati – 31 reddito basso, 68 reddito medio e 2 reddito elevato – che coprono il 76% della popolazione mondiale, 1,3 miliardi di persone sono “poveri multidimensionali”. 

Povertà multidimensionale

I due terzi dei poveri multidimensionali – 886 milioni di persone – vivono in paesi a reddito medio. Altri 440 milioni in paesi a basso reddito. 

Anche oggi – come 40 anni fa – ci rendiamo conto che è necessario “abolire la miseria che conduce allo sterminio, la politica di miseria alla quale assistono inerti – in termini di iniziativa politica – tutte le altre forze politiche organizzate italiane, senza eccezioni: anche quelle che rendono omaggio ad una “giusta politica internazionalista” sui problemi della fame nel mondo …”.

La fame e la povertà. Nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite – articolata in 17 obiettivi tra cui lotta alla povertà e lotta alla fame-, risalta che 795 milioni di persone al mondo (circa un nono della popolazione mondiale) sono denutrite e che la maggior parte di queste vive in Asia meridionale e nell’Africa subsahariana dove il tasso di denutrizione sale al 23%. 

E se è vero che gli indici di povertà estrema si sono ridotti di oltre la metà dal 1990 ad oggi, è altrettanto vero che, nelle zone in via di sviluppo, una persona su cinque vive ancora con meno di 1,25 $ al giorno, 836 milioni di persone vivono in condizioni di povertà estrema e, solo nel 2014, 42.000 persone ogni giorno hanno abbandonato la propria casa in cerca di una protezione da conflitti, miseria o persecuzioni.

Il silenzio

Che significherebbe tacere tutto questo? Sarebbe possibile essere credibili nella propria volontà di generare pace, libertà, diritto, se non fossimo capaci di ricordare – a noi stessi per primi – che è Diritto positivo, cioè Stato di diritto, anche il diritto alla vita, il diritto al cibo?


(*) Giuseppe Candido è segretario Ass. Radicale Nonviolenta Abolire la miseria – 19 maggio, dal 7 luglio 2019 è eletto membro del Consiglio Generale del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito per il quinquennio 2019-2024


 

Pubblicato da Giuseppe Candido

Geologo, giornalista pubblicista, insegnate di scienze e matematiche di ruolo, ha pubblicato numerosi libri. Per informazioni complete su Giuseppe Candido puoi visitare il sito www.giuseppecandido.it