Relazione di segreteria

La relazione del Segretario approvata al 3° congresso, il 31 maggio 2020.

Relazione di Segreteria

Care compagne e cari compagni,

Questo nostro terzo congresso si colloca temporalmente in un momento assai difficile per l’Italia e per la Calabria. 

L’emergenza coronavirus, che sempre più sta diventando emergenza per lo Stato di diritto, ci impedisce di svolgere un congresso normale, in presenza, come avremmo preferito. 

Per questo il congresso dovrà essere rapido, veloce, evitando di dilungarsi sui singoli temi. E per questo – per relazionare su ciò che abbiamo fatto – procederò schematicamente per punti, velocemente.

Nella mozione approvata lo scorso anno, durante il congresso che facemmo a Sant’Onofrio (VV) proprio il 19 maggio, avevano scritto che saremmo stati presenti, come associazione, al Congresso del PRNTT che si sarebbe tenuto da lì a breve in Roma il 5, 6 e 7 luglio 2019 e di sostenere – con la nostra piccola associazione- il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito nelle sue lotte e, nello specifico, nella lotta per salvare il servizio pubblico di interesse generale svolto da Radio Radicale; lo abbiamo fatto. Nel nostro piccolo siamo stati presenti al congresso e abbiamo affiancato il Partito Radicale per dare voce alla Radio Radicale.

Siamo stati a Roma al congresso del PRNTT con Mina Welby, Rocco Ruffa, Ilari Valbonesi e Michele Capano con i quali abbiamo fatto una lista – dal nome inequivocabile: “tutte le bandiere” – per concorrere alle cariche statutarie e che ha prodotto l’elezione di 5 consiglieri generali del PRNTT che dureranno in carica per cinque anni. 

Tre di questi consiglieri eletti, lo rivendico da segretario – Michele Capano, Ilari Valbonesi e il sottoscritto – siamo iscritti alla Nostra associazione radicale nonviolenta.

 

Ci eravamo detti che – come associazione – avremmo sostenuto il PRNTT per le attività e le iscrizioni. Abbiamo fatto anche questo. In particolare, per le manifestazioni organizzate, ricordo a noi tutti, e per primo a me stesso, la bella manifestazione (informeRai?) sotto la sede della Rai di Cosenza; una manifestazione coordinate a livello nazionale dal PRNTT in tutte le sedi regionali della Rai, e che noi abbiamo organizzato a Cosenza, per chiedere alla RAI TV più informazione (e più diritto alla conoscenza) per i cittadini sul referendum costituzionale che avrebbe dovuto tenersi il 29 marzo scorso e che invece è stato rimandato a data da destinarsi assieme agli altri diritti costituzionali, sospesi in tempo di emergenza.

Bisognerà continuare a sostenere il PRNTT per il rilancio della battaglia per gli Stati Uniti d’Europa, unica alternativa sia all’Unione europea intergovernativa che conosciamo, sia all’Unione europea dei nazionalismi politici e dei protezionismi economici la cui fragilità, soprattutto oggi al tempo della pandemia da coronavirus, è quanto mai evidente a tutti.

 

L’abbiamo fatto, o almeno abbiamo cercato di farlo, con “creatività”, proponendo con articoli e comunicati, quello che per noi è urgente: Stati Uniti d’Europa SUBITO!

Oggi ci accorgiamo quanto questa battaglia del PRNTT per gli Stati Uniti d’Europa sia una battaglia attuale e urgente che merita di essere sostenuta.

 

Per quanto riguarda il sostegno alle iniziative del Partito Radicale, voglio ricordare qui il sostegno – anche da parte della nostra associazione – alla Petizione per esigere il Diritto alla Conoscenza che consenta ai cittadini di controllare i loro governi e le istituzioni internazionali e “L’Appello ai Paesi membri dell’ONU per la convocazione dell’Assemblea Straordinaria dell’ONU e una Convenzione Mondiale contro le pandemie per stabilire regole comuni per prevenire l’insorgere di (nuove e altre) pandemie, contenere la diffusione, evitare conseguenze di ulteriori disuguaglianze fra Nazioni e per riformare l’Organizzazione Mondiale della Sanità con criteri di azione, metodi, poteri e risorse adeguate all’obiettivo”. Che vi invito a sottoscrivere.

 

Per quanto riguarda la tutela dei diritti civili e politici, voglio segnalare che – grazie alla denuncia di Mario Staderini e Michele De Lucia che ha prodotto la decisione 2655 del Comitato per i diritti umani dell’ONU – con Mina e Rocco, il 25 maggio scorso, anche noi abbiamo scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere di utilizzare questa condanna inferta all’Italia per violazione dei diritti politici dei suoi cittadini, non come un fastidio o una cosa da nascondere ma come “un’opportunità storica per combinare il rientro dell’Italia nella legalità internazionale e il rinnovamento della nostra democrazia e delle nostre istituzioni”.

Un’opportunità per “modificare il sistema di raccolta delle firme referendarie, superando l’anacronistico obbligo del pubblico ufficiale e consentendo forme di sottoscrizione online, per poi arrivare a una revisione complessiva della procedura referendaria disciplinata dalla legge 352 del 1970”. Ma su questo ci parlerà più in dettaglio – nel suo intervento – Michele De Lucia che abbiamo il piacere di avere collegato con noi.

In quest’anno abbiamo proseguito la lotta per ottenere la nomina del Garante Regionale dei diritti dei detenuti, dopo aver ottenuto la legge istitutiva; e per il Garante Regionale dei diritti della Salute.

Il Garante per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà, che chiedevano dal 2014 con scioperi e iniziative di lotta nonviolenta, l’abbiamo finalmente ottenuta. Il dottor Agostino Siviglia, a luglio 2019, venne poi nominato tra i soggetti che avevano proposto la propria candidatura tra i quali c’erano, è utile ricordarlo, sia quella di Antonio Stango e Gianpaolo Catanzariti, sia quella dello scrivente. A noi interessava che la figura fosse istituita e nominata e per questo, quando ottenemmo il risultato della nomina del Garante, anche se non era una delle candidature che come associazione esplicitamente sostenevamo, salutammo positivamente, con un comunicato congiunto di Mina, Rocco e del sottoscritto, l’avvenuta nomina. E con il senno del poi è evidente come questa figura sia importante in tempi di emergenza. 

Ma proprio per questo appare quanto mai importante ottenere – per la Calabria – anche la nomina del garante per la salute, come prevede una legge regionale ormai da dodici anni rimasta inattuata.

Sul fronte dei diritti dei detenuti, anche quest’anno abbiamo fatto visite nelle carceri calabresi per verificare le condizioni di detenzione, sia nell’ambito dell’iniziativa “ferragosto in carcere”, organizzata dal PRNTT e per la quale siamo stati – con Giovanna Canigiula, Rocco, Antonio Lento e altri compagni – il 15 agosto alla Casa circondariale di Catanzaro, il 16 a Vibo Valentia e il 17 agosto alla casa circondariale di Cosenza; sia il 10 gennaio quando Giovanna e Rocco sono entrati nel carcere minorile di Catanzaro sempre nell’ambito di un’iniziativa organizzata dal PRNTT a livello nazionale, in occasione dell’anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani.

Abbiamo cercato di batterci, come ci era anche stato suggerito da Mina Welby, affinché la Calabria “diventasse esempio di buon accompagnamento dei malati con le cure palliative”. Una battaglia ancora aperta e che sicuramente dovremo proseguire.

Come pure dovremo proseguire la denuncia contro ogni forma di schiavitù e di violazione dei diritti umani, sociali e del lavoro e di cui avevamo evidenziato la necessità e l’urgenza, introducendo il nostro 2° congresso con un seminario in collaborazione con la FIDU, sulle nuove schiavitù nel XXI Secolo in Italia e nel Mondo e di cui anche in Calabria troviamo i segni con violazione sistematica di diritti umani e sociali. Anche su questo non voglio aggiungere molto perché potrà parlarne nel suo intervento programmato, Antonio Stango – presidente della FIDU -, nostro iscritto, e che abbiamo collegato con noi.

Aggiungo solo che, stante sia giusto salutare positivamente la norma del decreto Rilancio che prevede la regolarizzazione di colf e braccianti, voluta energicamente dalla Ministra Bellanova, che qui voglio pubblicamente ringraziare, su questo tema – soprattutto in Calabria – c’è ancora tanto da fare. Ripartendo anche da quel referendum del 2013 per l’abolizione della legge Bossi Fini che, di fatto, fu impedito, come certifica la condanna dell’Italia da parte del Comitato per i diritti umani dell’ONU, di cui sopra.

 

C’è infatti ancora bisogno, è urgente, dare dignità al lavoro di chiunque, superando le due contraddizioni che pure avevamo evidenziato nella mozione approvata lo scorso anno: quella del “lavoro senza o con scarso reddito” e quella del “reddito senza lavoro”, inteso come forma di schiavitù subdola, di dipendenza, di nuova schiavitù, per chi lavora nelle varie forme di dipendente precario o piccolo professionista.

 

Nelle mozione dello scorso anno ci eravamo proposti di “riprendere” la parola proibita: “Amnistia”; o meglio “Amnistia per la Repubblica”, una riforma necessaria e strutturale per una riforma della Giustizia per una giustizia giusta che preveda la separazione tra magistratura inquirente e magistratura giudicante.

Sabato 23 maggio, in occasione del 28° anniversario della strage di Capaci, tutti hanno ricordato l’esempio di lotta alla mafia che è Giovanni Falcone. Ma per ricordarlo occorre portare memoria anche di quello che era il suo pensiero che portò al suo isolamento nella magistratura.

 

<<Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, Giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri.

Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del Magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre i Pm sotto il controllo dell’Esecutivo.

È veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione dei Pm con questioni istituzionali totalmente distinte>>.

Giovanni Falcone, La Repubblica, 3 ottobre 1991.

 

Per l’amnistia, purtroppo, constatiamo che questa previsione della nostra costituzione già ostacolata dalla riforma del 92 che ha previsto la maggioranza dei due terzi del parlamento per essere approvata, viene oggi messa completamente al bando da affermazioni populiste (ma non abbastanza contrasta dai partiti che si dicono anti populisti) del tipo: “deve marcire in galera” e “buttiamo via la chiave”.

Combattere la ndrangheta e le mafie. Credo che su questo servirà continuare la battaglia della legalizzazione delle droghe leggere per sottrarre enormi traffici alle criminalità organizzate e restituirli alla legalità con indubbi vantaggi per le casse dello Stato, sia in termini di nuove entrate e sia in termini di minori spese (inutili) per reprimere un fenomeno così di massa; sia per sostenere la proposta del PRNTT per la “somministrazione medicalmente controllata dell’eroina”, portata avanti dal punto di vista medico e scientifico, dalla professoressa Carla Rossi (qui), per chiedere al Ministro della Salute che questa “terapia” ormai riconosciuta e “validata”, sia applicata secondo i criteri scientifici anche in Italia come già avviene in Svizzera con ottimi risultati.

Infine, ma non in ultimo, concludo con la questione che mi ostino a titolare nelle nostre mozioni “Ecologia, pane e lavoro”. 

Al congresso del PRNTT di luglio 2019, abbiamo presentato una mozione particolare che poi fu accolta dalla presidenza del congresso come raccomandazione, proprio sulla questione “ecologica”. La mozione alla quale rimando, chiedeva agli Organi Dirigenti del PRNTT di “sviluppare, anche in sede ONU, una strategia per la progressiva attuazione di uno specifico Diritto ambientale inteso come diritto umano inalienabile a vivere in un ambiente sano e sicuro, anche in riferimento alla Convenzione di Aarhus “sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”, comprensivo del diritto a conoscere rischi sismici, idrogeologici, vulcanici o ambientali del territorio in cui si vive”.

Ovviamente qualcuno potrebbe dire che sono solo belle parole e nient’altro. Ma in realtà ci accorgiamo oggi, in tempi di pandemia, quanto siano interconnesse le due questioni: salute e ambiente in cui si vive ed economia.

Dobbiamo essere capaci di proporre e incarnare noi per primi un nuovo modello di sviluppo sostenibile, riconsiderando i limiti allo sviluppo che già il Club di Roma e Aurelio Peccei proponevano nel 1972, e non ritenendo ingiustamente di essere noi troppo piccoli per poterlo fare. Ci diranno che siamo anche noi dei Gretini, ma tant’è. Certo, non possiamo mollare la lotta per la difesa dell’ambiente. A tutti i livelli. Anche perché è da questo che si può creare “pane e lavoro”.

Papa Francesco, domenica 24 maggio, ha inteso rimettere all’ordine del giorno della politica mondiale la questione della Sorella Terra chiedendo “un anno di riflessione” sull’Enciclica Laudata sii che mette al centro la questione (ormai evidentemente “globale”) dell’ecologia, della natura e delle risorse della terra, come qualcosa di vitale, da difendere, da valorizzare, e con la quale generare un’economia nuova e sostenibile. Di fatto, elevando la questione ambientale a questione sociale. 

 

Oggi, al tempo del coronavirus, tutti ci accorgiamo come la questione ecologica, che riguarda i cambiamenti climatici, ma anche i flussi migratori che si originano a causa della desertificazione di aree sempre più grandi del pianeta, e la lotta alla fame e alla povertà, sia una questione “mondiale” che richiede però una forte articolazione anche a livello locale. Rilanciare questo tema sarà una priorità anche per il nostro prossimo anno associativo.

 

A febbraio 2020, come associazione, abbiamo deciso di pubblicare nuovamente il volume del sottoscritto, La peste ecologica e il caso Calabria (Non Mollare edizioni, 2014, pp.394) con l’introduzione di Marco Pannella e Rita Bernardini e la prefazione di Carlo Tansi. Ciò ha consentito (e consentirà ancora) da un lato la divulgazione dei temi ecologici e dei disastri ancora presenti sul territorio, dai rifiuti al dissesto idrogeologico passando dal rischio sismico, e dall’altro, ci ha permesso di avere un minimo di autofinanziamento per la nostra associazione (vedi rel. tesoreria).

 

Dalla questione rifiuti (e plastiche) che invadono le nostre terre e i nostri mari, alla questione dell’inquinamento delle aree urbane, passando per la bonifica dei tanti siti inquinati (da Taranto a Crotone) che restano ancora, dopo tanti anni, siti “da bonificare”, la nostra battaglia per una rivoluzione ecologica dell’economia, secondo un modello di sviluppo più sostenibile, dovrà essere una battaglia sempre più caratterizzante per la nostra associazione.

 

In Calabria non possiamo dimenticare né nascondere sotto il tappeto i tanti “siti inquinati” che ancora ci sono; parlo sia di siti c.d. “di interesse nazionale” (SIN) come quelli di Crotone e Cassano, solo per rimanere in Calabria, sia di siti inquinati censiti a livello regionale le cui bonifiche non sono mai partite o, se sono iniziate, presentano ritardi enormi nei lavori. Anche da questo si potrebbe – per rilanciare l’economia – ricavare pane e lavoro.

 

Su questo avevamo sottoscritto un accordo di federazione con la FIDU che, tra l’altro, prevedeva la promozione del diritto alla conoscenza anche sull’importanza dell’ambiente per la salute e contribuire alla progressiva attuazione di uno specifico diritto ambientale inteso come diritto umano a vivere in un ambiente sano e sicuro, anche in riferimento alla Convenzione di Aarhus “sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”, incluso in particolare il diritto di conoscere rischi sismici, idrogeologici, vulcanici o ambientali del territorio di residenza. 

 

La svolta ecologista rende possibile creare lavoro, occupazione. 

Per questo è necessario proseguire a battersi ancora per una svolta ecologista, verde e ambientalista anche in Calabria, in Italia e nel mondo.

 

La nostra associazione, in questo senso, su sollecitazione del nostro presidente Mina Welby, ha aderito alla campagna StopGlobalWarming.eu: un’iniziativa dei cittadini europei che in sostanza chiede di mettere “Un prezzo sulle emissioni di CO2 per combattere i cambiamenti climatici”, già sostenuta da 27 premi nobel. Lo abbiamo fatto per il merito, ovviamente. Ma anche per sottolineare il metodo. Un metodo che – evidentemente – si aggancia alla questione “Staderini – De Lucia” sui diritti civili e politici dei cittadini: “l’Iniziativa dei cittadini europei (ECI), infatti, è uno strumento .. utilizzato per fare pressione sul potere legislativo europeo”. 

E consente la raccolta di firme OnLine. Ciascun Paese europeo ha un regolamentato e dei criteri di partecipazione e alcuni – come l’Italia – richiedono informazioni personali, come un documento d’identità”. 

Questo a riprova che, se solo lo si volesse, già da domani anche in Italia, potrebbero essere attivate forme di democrazia partecipata a distanza, soprattutto nel momento come quello che stiamo vivendo, in cui diritti civili e politici (e anche quelli costituzionali) sono di fatto sospesi per la pandemia.

Sellia Marina (CZ), 31 maggio 2020 Giuseppe Candido

 

Pubblicato da Giuseppe Candido

Geologo, giornalista pubblicista, insegnate di scienze e matematiche di ruolo, ha pubblicato numerosi libri. Per informazioni complete su Giuseppe Candido puoi visitare il sito www.giuseppecandido.it